Peter EISENMAN, Mahnmal für die ermordeten Juden Europas, Berlin-Mitte, 2003-2005




Il Memoriale per gli ebrei assassinati d'Europa è un monumento eretto per ricordare tutte le vittime ebree della II Guerra mondiale. Fin dal 1989 si fece largo in Germania l’idea di realizzare, nel centro di Berlino, un monumento per ricordare lo sterminio degli ebrei in Europa. Nel 1997 fu indetto concorso internazionale che, nel 1999, venne vinto da Eisenman; i lavori di costruzione iniziarono però solo nel 2003. L’opera occupa un lotto trapezoidale di circa 19.000 mq delimitato da Ebertstraße, Behrenstraße, Cora-Berliner-Straße e Hannah-Arendt-Straße, che, fino al 1989, faceva parte di un'enorme e desolata area abbandonata a ridosso del Muro. Nel suo insieme è una composizione astratta e minimalista, consistente in una serie infinita di 2.711 stele in cemento armato conficcate nel terreno. Le stele, che evocano lapidi funerarie, sono sistemate entro una rigida griglia ortogonale, il cui orientamento complessivo è stato concepito in rapporto alla maglia stradale limitrofa. È ripresa la stessa composizione simmetrica e reticolare che caratterizzava l’impostazione funzionale e tipologica dei campi di concentramento. Questa organizzazione permetteva il controllo totale delle singole baracche e dei prigionieri, che venivano schierati in più file davanti ad esse. La griglia allude anche alla precisione, alla sistematicità e alla fredda programmazione dello sterminio. Ciascuna stele, dal colore grigio scuro, ha una lunghezza di 238 cm, una larghezza di quasi 1 mt e un'altezza variabile da 20 cm a 470 cm. Le varie altezze non sono casuali, ma sono state studiate in modo da creare un andamento ondulatorio. Formano lunghe file parallele, separate, le une dalle altre, da una luce di soli 95 cm, misura ridotta che consente ad una sola persona di muoversi tra due stele; ciò sta a significare la solitudine di colui che cammina attraverso le stele, il quale prova lo stesso sentimento vissuto dagli internati, che trascorrevano le giornate senza sapere dove sarebbero finiti. Le superfici superiori delle stele sono inclinate in più direzioni; in questo modo la luce radente rende l’insieme simile a un velario sospeso sul terreno e mosso dal vento. Questa ondulazione crea disarmonie, ombre, irregolarità che decostruiscono la struttura planimetrica geometricamente perfetta dei lager, distruggendo, in questo modo, le certezze con cui Hitler e il suo apparato militare pianificavano lo sterminio. Il memoriale non è quindi concepito come un silenzioso cimitero da contemplare, ma come una enorme installazione ambientale, da attraversare fisicamente. Questo luogo surreale e astratto, posto nel cuore di Berlino, disorienta il fruitore in quanto esso non ha né un ingresso principale, né un percorso da seguire, né una meta, né un'uscita prestabilita. Man mano che si procede lungo il percorso, il terreno acquista sempre maggiore pendenza; gradatamente la vista della città, cioè del mondo libero, scompare, e lo scricchiolìo della ghiaia calpestata diventa sempre più rumoroso, finché il movimento instabile delle stele inclinate diventa minaccioso ed opprimente. Nel camminare lungo questa "foresta" di cemento, un forte senso di angoscia afferra il visitatore, il quale comincia a provare le sensazioni vissute dai deportati che si avviavano alla morte. Secondo lo stesso Eisenman, il memoriale non deve solo ammonire o far riflettere sul genocidio degli ebrei, ma anche far riflettere su un tragico passato che appartiene all’intera umanità. Il monumento commemorativo è completato dal sotterraneo Centro di documentazione, in cui, su una superficie di 800 mq, è possibile seguire un percorso che tratta le vicende personali e i destini di alcune vittime dell'Olocausto, attraverso testi, immagini e voci di testimoni, in cui viene riassunta la vicenda dello sterminio dal 1933 al 1945. (testo e immagini di Pierluigi ARSUFFI, tutti i diritti riservati)