GERKAN, MARG und PARTNER, Ku’Damm-Eck, Berlin-Charlottenburg, 1999-2001
È un complesso commerciale realizzato in sostituzione del precedente Ku’damm-Eck costruito da Düttmann negli anni 1969-1972, una struttura polifunzionale a otto piani con
negozi, cinema, sala giochi, caffè, attività di ristorazione, un museo delle cere. A causa della sue dimensioni, delle sua compattezza e dei suoi spazi interni ristretti, e
quindi prevalentemente illuminati dalla luce artificiale, già negli anni Settanta la costruzione si attirò molte critiche, che però non prendevano in considerazione le sue qualità
plastico-espressive. Nonostante la sua popolarità, questa costruzione non venne presa in considerazione dalle autorità dei beni artistici; infatti nel 1996 l'edificio venne chiuso e
quindi demolito nel 1998. La nuova costruzione, concepita dalla studio Gerkan, Marg und Partner, occupa la stessa posizione del precedente edificio (di cui riprende anche il
nome), sull’angolo tra Kurfürstendamm, Joachimsthaler Straße e Augsburger Straße, col vertice rivolto verso il Kranzler Café. Si tratta di un’area prestigiosa, proprio nel cuore
della rinomata area commerciale attorno alla Zoologischer Bahnhof, nei cui pressi si trovano edifici come il Neues Kranzler Eck di Jahn e la Gedächtniskirche, oltre a ristoranti,
negozi di lusso, gallerie d'arte moderna. Il nuovo complesso si compone di un blocco principale arretrato di forma semicilindrica, che raggiunge un’altezza di 45 mt su 12 livelli (con
gli ultimi due arretrati), poggiante su un basamento inferiore che, nella parte anteriore, ha risolto il problema dell’angolo con una sovrapposizione di zoccoli arrotondati e ondulati
di diverso raggio e altezze differenti. Sui profili di queste curvature sono poste, a diverse altezze, sculture figurative di arte contemporanea. Verso l'incrocio, sulla punta arrotondata
alta cinque piani dell’angolo più sporgente, è stato collocato il gruppo scultoreo "Das Urteil des Paris" di Lüpertz. Il complesso, essendo in gran parte in vetro, è internamente luminoso.
Tutte le superfici esterne sono formate da alte e strette finestre, davanti alle quali sono state montate lamine argentate mobili, utilizzabili come persiane. L’intero piano terra,
completamente vetrato, si affaccia sulle vie affollate con luminose vetrine. Sulla facciata su Joachimsthaler Straße è stato installato un enorme schermo elettronico di 100 mq per
spot pubblicitari e notiziari, elemento che ricorda la grande parete pubblicitaria montata sul vecchio Ku’Damm-Eck, che lo aveva reso celebre. Al piano terra e nei due piani superiori
dei volumi che si affacciano sulla città, sono presenti varie funzioni commerciali. Sul Kurfürstendamm si trova l’ingresso vetrato, altro tre piani, alla filiale della catena di
abbigliamento C&A, modernamente attrezzata e disposta su quattro livelli per una superficie complessiva di 7.100 mq. Nel basamento si trovano altri spazi che ospitano il ristorante
dell’hotel con tre sale da pranzo separate, un centro benessere, solarium, palestra, spazi per convegni e conferenze, un caffè moderno, una galleria d’arte, tutti dotati delle più
moderne attrezzature tecniche. Il Swissôtel Berlin è accessibile dalla Augsburger Straße, da dove si raggiunge la reception al terzo piano; le 316 stanze e le lussuose suite che si
affacciano sul cortile interno, sono ospitate nei piani superiori del volume semicilindrico. Ciò che colpisce del complesso, è la sua conformazione plastica, che lo rende simile ad una
grande scultura organica a scala urbana. Dal basso verso l’alto, la forma architettonica passa dalla configurazione poligonale del basamento a quella cilindrica della parte alta. Le
altezze e gli arretramenti dei singoli strati sono evidenziati dalla sovrapposizione dei profili orizzontali dei vari piani, accomunati dalla stessa soluzione formale e cromatica.
Queste soluzioni angolari riprendono caratteristiche più volte utilizzate nell’architettura moderna berlinese, da Mendelsohn e Fahrenkamp in poi. Come in quei casi, anche qui le
oscillazioni concavo/convesse dei vari piani sfalsati tra loro, sembrano propagare il loro dinamismo alle aree circostanti. (testo e immagini di Pierluigi ARSUFFI, tutti i diritti riservati)