Michael WILFORD, Botschaft von Großbritannien, Berlin-Mitte, 1998-2000




La nuova ambasciata del Regno unito è stata realizzata sul luogo in cui si trovava già prima della II Guerra mondiale. L'area, adiacente all’Hotel Adlon, apparteneva al Regno unito fin dal 1884, quando l’ambasciata venne aperta nel Palais Strousberg, un palazzo in stile classico dell’epoca. L'edificio, abbandonato nel 1939, venne seriamente danneggiato durante la II Guerra mondiale, e successivamente demolito. In seguito alla decisione, nel 1991, di trasferire la capitale a Berlino, il governo britannico decise di ricostruire la propria ambasciata nella sua posizione storica, a pochi metri dalla Pariser Platz. Nel 1995 Wilford vinse il concorso per la sua realizzazione. Per la progettazione, ha seguito le severe prescrizioni della "ricostruzione critica" inerenti l’altezza di gronda di 22 mt, l’uso della pietra, la disposizione regolare di finestre rettangolari, le percentuali tra superfici piene e aperture, il tradizionale tetto a falde con rivestimento metallico e la creazione delle corti interne della tradizione edilizia berlinese. Malgrado queste restrizioni, l’architetto ha realizzato una costruzione postmoderna, il cui prospetto scenografico su Wilhelmstraße cattura l’interesse dei passanti. Rivestita in arenaria, a prima vista la facciata presenta i caratteri edilizi tradizionali con basamento, elevato in arenaria e coronamento a falde; in realtà il prospetto differisce dalla tradizione per le sue forme dinamiche e per le sue trasparenze. La sua modernità è visibile soprattutto nella fascia centrale, dove è stata ritagliata una grande apertura orizzontali, che allude alla possibilità di "guardare l’interno" dell’ambasciata. L’architetto ha inserito in modo ironico in questa apertura due grandi volumi dai colori sgargianti. Qui, dove nel palazzo classico si trovava il piano nobile, c’è la parte più futuristica del complesso, cioè due sorprendenti volumi metallici dai colori tipici della Pop Art, uno trapezoidale e azzurro (il centro informazioni), l’altro circolare e lilla (la sala conferenze). La colorazione della sala circolare, è stata determinata dalla fusione tra blu e rosso presenti nella bandiera della Union Jack; l’azzurro dell’altro volume è stato ottenuto fondendo bianco e blu della stessa bandiera. L’ingresso è costituito da una semplice grata metallica sopra cui sporge, in obliquo, il grande parallelepipedo azzurro, in gran parte vetrato. Superato l’ingresso, comune per veicoli e pedoni, si entra nella prima corte. L'interno si presenta da subito come una costruzione moderna e fluida. Nella prima corte, quella d’onore, a cielo aperto, domina un’atmosfera a metà tra città e ambasciata; qui, dove si trova una grande quercia inglese, in occasione di importanti cerimonie, gli ospiti vengono accolti dall’ambasciatore per poi dirigersi, attraverso una grande scala a pianta trapezoidale con colonne in acciaio e copertura rossa, verso il "piano nobile", che occupa la seconda corte. È il cuore dell'ambasciata, in cui vengono organizzati incontri ufficiali ed eventi di rappresentanza. Qui, Wilford ha usato in modo libero un lessico architettonico pop-futuristico, creando un'architettura trasparente in vetro e acciaio. Questa corte rialzata è in realtà una grande veranda-giardino d’inverno con copertura in vetro, su cui si affaccia la sala conferenze color lilla, e da cui si può osservare, dall’alto, la corte d’ingresso. Mentre nella corte d’ingresso è presente un albero vero, qui è presente una colonna in acciaio verniciata di rosso che sostiene la copertura vetrata. Attorno alle due corti, l'edificio è organizzato su sei livelli, con le aree frequentate dal pubblico disposte nelle vicinanze dell'ingresso e le aree non pubbliche situate ai piani superiori. Il personale dell'ambasciata raggiunge il settore degli uffici ai piani superiori tramite percorsi secondari. Ogni zona ha una propria identità e offre una vista o sulla strada o sulle corti. Tutto è volutamente moderno, con pannelli metallici dai colori vivaci, superfici sia in vetro smerigliato che trasparente integrate con strutture in acciaio. (testo e immagini di Pierluigi ARSUFFI, tutti i diritti riservati)