Hans KOLLHOFF, Europäisches Haus, Berlin-Mitte, 1997-1999
Edificio a carattere terziario e residenziale realizzato sull’angolo Unter den Linden/Wilhelmstraße. Col confinante edificio a carattere commerciale di Ortner+Ortner, che occupa
l’angolo Pariser Platz/Unter den Linden, forma una composizione unitaria a blocco con corte interna. Negli anni Venti era stato realizzato su quest’area il Palais Gröditzbergsche in
stile classico che, danneggiato nel corso della II Guerra mondiale, venne demolito negli anni Sessanta. Seguendo la tradizione del palazzo borghese berlinese, Kollhoff ha concepito
un edificio a carattere chiaramente urbano, austero e poco appariscente, ma caratterizzato da quella raffinatezza e discrezione tipiche delle costruzioni borghesi che si trovavano sulla
Unter den Linden. La costruzione ha una pianta ad U ed è strutturata in tre corpi perpendicolari tra loro. L’ala che si affaccia sulla Unter den Linden ha destinazione esclusivamente
commerciale; la parte residenziale, sulla Wilhelmstraße, confina con l’Ambasciata francese. Il piano terra è unificato dalla presenza di una sequenza di negozi, in particolare
esercizi per la ristorazione. La particolare posizione dell’edificio, proprio sulla Pariser Platz, ha indotto la rappresentanza della Commissione europea nella Repubblica federale
tedesca e l'Ufficio informazioni del Parlamento europeo ad affittare i vani che si affacciano sull’angolo; ciò ha determinato il nome dell’edificio. L’intero primo piano è occupato
da uffici, organizzati lungo un corridoio centrale, ma con la possibilità di formare spazi di varie dimensioni. Dal secondo al quinto sono presenti uffici sulla Unter den Linden e
appartamenti sulla Wilhelmstraße; il sesto piano è completamente occupato da appartamenti. L’ultimo piano è arretrato in tutta la sua lunghezza; ospita una sequenza di attici con
terrazze delimitate da una balaustra continua in pietra. Il piano sotto tetto arretrato, la balaustra e, in particolare, il tetto a padiglione in rame che ricorda il precedente
Palais Gröditzbergsche, sottolineano il carattere tradizionale ed elegante della costruzione di Kollhoff. Siccome gli edifici sulla Unter den Linden sono caratterizzati da facciate
in pietra, per l’edifico è stato deciso il rivestimento in arenaria grigia. Questo materiale, reso resistente alle intemperie mediante particolari trattamenti ad alta temperatura,
è disposto in grandi lastre di 4 cm di spessore. Anche l’articolazione delle facciate segue la tradizionale tipologia degli edifici terziari della Friedrichstadt, con i primi due
livelli svuotati per lasciar posto alle ampie vetrate dei negozi. I successivi quattro livelli sono formati da strutture uniformi e ben proporzionate, con aperture che si ripetono
in modo regolare. Grazie ai pilastri, la cui distanza è definita dalla struttura portante a telaio, alle lesene, alle strette finestre riunite a gruppi di tre e a gruppi di quattro,
e ai cornicioni marcapiano, la facciata assume un aspetto decisamente classico e tradizionale. In realtà il disegno dei prospetti, strutturato secondo principi geometrici omogenei,
contiene sottili variazioni, non percepibili ad un primo sguardo. L’aspetto di fragilità determinato dalle ampie vetrine al piano terra, viene evitato dalla presenza di elementi
portanti verticali più ampi rispetto a quelli dei piani superiori. Questo ha determinato un primo livello completamente vetrato, motivo ripreso dai grandi magazzini berlinesi
anteguerra, come per esempio nella Kaufhaus Wertheim sulla Leipziger Platz. Su Unter den Linden, il lato minore dell’edificio ma che è quello principale, massicci pilastri
sporgenti conferiscono una tendenza alla verticalità. Dal terzo livello in poi, la campata è suddivisa in tre aperture verticali da due lesene. Nel prospetto su Wilhelmstraße
i pilastri non sono continui ma poggiano ad ogni piano sul cornicione orizzontale. La campata è suddivisa in quattro aperture da sottili lesene. L’ultima porzione della facciata,
quella che confina con l’Ambasciata francese, è invece piatta e semplificata. Su di essa si affacciano appartamenti che hanno una parete cieca. (testo e immagini di Pierluigi
ARSUFFI, tutti i diritti riservati)