Norman FOSTER, Reichstag, Berlin-Tiegarten, 1995-1999






Dopo la nascita dell’Impero tedesco (1871), venne indetto un concorso per realizzare la sede per le riunioni del Reichstag, il parlamento del Reich. Venne scelto il progetto Wallot, apprezzato soprattutto per la cupola in vetro e acciaio. L’edificio, realizzato negli anni 1884-94, è uno dei più importanti esempi di architettura guglielmina berlinese. Con le sue imponenti dimensioni (137x97 mt) e la sua monumentalità, esemplificava la grandezza e la potenza del rifondato Impero. Era una costruzione neobarocca costituita da quattro corpi di fabbrica e due corti interne, con il salone per le sedute plenarie. La sua grandiosità era accentuata dall’avancorpo esastilo classicheggiante, sormontato da un timpano e dall’ampia scalinata anteriore, salendo la quale si raggiungeva il portale d’ingresso. A 75 mt d’altezza, sulla cupola, spiccava la corona imperiale. L’iscrizione "Dem Deutschen Volke", aggiunta nel 1916 da Behrens, troneggia ancora oggi sulla trabeazione. L’edificio, che verrà più volte danneggiato, sarà il palcoscenico di eventi drammatici della storia tedesca. Quando Guglielmo II abdicò, da una delle sue balconate, il socialdemocratico Scheidemann proclamò la nascita della Repubblica (1918). Negli anni 1919-1933 l'edificio fu la sede del parlamento della cosiddetta Repubblica di Weimar. Dopo la nomina di Hitler a Cancelliere (30 gennaio 1933), il palazzo fu incendiato (27 febbraio 1933); questo fatto fornì il pretesto ai Nazionalsocialisti per dichiarare lo stato d’emergenza e per soffocare l’opposizione. Durante i 12 anni del Terzo Reich, l’edificio fu usato solo per rappresentazioni propagandistiche. Il palazzo, ulteriormente danneggiato dai bombardamenti aerei del 1945, venne "conquistato" dai soldati dell’Armata Rossa (30 aprile del 1945) al termine della II Guerra mondiale. Con la divisione della città, l’edificio rimase nel settore di Berlino Ovest, a pochi metri dal confine con quello sovietico. Venne lasciato in stato di abbandono in quanto, dal 1949, la capitale della Germania Ovest era stata spostata a Bonn. Nel 1954 fu necessaria la demolizione della cupola originaria, in quanto gravemente danneggiata, ma si decise che il Reichstag non sarebbe stato abbattuto, ma restaurato. Baumgarten, negli anni 1961-64, ripristinò le facciate, ma in forme più semplificate. Negli anni successivi venne utilizzato come museo, come sede del parlamento di Berlino Ovest, come spazio espositivo, per occasionali incontri di rappresentanza. Dopo la caduta del Muro, il 3 ottobre 1990 si tenne al suo interno la cerimonia ufficiale della riunificazione della Germania. Nel 1991 il Bundestag concluse che il parlamento e la capitale della Germania venissero spostati a Berlino. Per il restauro e la riorganizzazione funzionale di questa fatiscente struttura, venne indetto un concorso internazionale che ha visto vincitore il progetto di Foster (1992). Questa ristrutturazione rientrava nell'ambito degli interventi programmati per rivitalizzare il tessuto urbano delle zone a ridosso del Muro. La prima proposta di Foster fu però motivo di forti controversie, in quanto prevedeva la realizzazione di una specie di baldacchino a copertura dell’intero edificio. Venne imposta una variante che comportava la ricostruzione di una cupola simile a quella originaria. La proposta finale di Foster si basa su alcuni punti principali: l'importanza del parlamento tedesco come luogo accessibile ai cittadini (trasparenza); la stratificazione storica come strumento in grado di mantener vivo il ricordo delle vicende passate (edificio-museo); la salvaguardia dell'ambiente e il risparmio delle risorse energetiche (ecologia). L’architetto fece svuotare completamente l’interno, conservando solo il nucleo esterno originario. Sono state salvaguardate l'ossatura antica e lasciate a vista alcune impronte significative del passato, quali i frammenti originali di modanature, i graffiti disegnati dai soldati sovietici nel 1945, i contrassegni dei muratori dell’intervento di Baumgarten. Su altre pareti sono state conservate le tracce della struttura antica (legno bruciato, pietre scheggiate). In questo modo l’edificio è diventato un museo vivente di se stesso. Il 19 aprile 1999 il palazzo accolse la prima riunione plenaria del nuovo Deutscher Bundestag.

RISTRUTTURAZIONE DEL PALAZZO DEL REICHSTAG, 1995-1999
La ristrutturazione interna del palazzo del Reichstag è stata guidata dal concetto di trasparenza e di accessibilità pubblica, in modo da trasmettere al mondo la visione democratica del mondo voluta dalla committenza. Per rimodellare l’interno, sono state completamente abbattute le voluminose masse murarie preesistenti. Dietro la massa pesante della facciata storica, si sviluppa una costruzione interna che, grazie all'uso esteso di pareti vetrate e strutture leggere, tende alla trasparenza. Giungendo davanti alla facciata ovest, dopo aver superato la grande rampa di scale, ci si trova davanti all’ingresso principale, da dove è immediatamente visibile l'aula parlamentare. Il primo livello è occupato dai 750 posti della sala plenaria; il secondo dalle stanze del Presidente e del Consiglio dei ministri; il terzo ospita le stanze di riunione di partito e l'ingresso dei visitatori. In cima a questi livelli parlamentari, è stato ricavato il terrazzo del tetto, da dove i cittadini hanno accesso alla cupola. Le colorazioni degli interni si contrappongono ai grigi e ai bianchi della pietra degli esterni e dei nuovi pavimenti. Nelle nuove stanze, le pareti sono rivestite da pannelli fino all'altezza delle porte, sia per proteggere i cavi e le tubature dei nuovi impianti di servizio sia per differenziarle dai muri originali recuperati. Le stanze sono state tinteggiate usando 12 colori vivaci: dall’azzurro profondo al giallo intenso al rosso, con l’intento di allentare il carattere drammatico monumentale della costruzione. La grande cupola di vetro che si innalza sull'edificio esistente, è l’elemento forte dell'intero intervento. Si rifà a quella originale, ma in dimensioni ridotte e in forme moderne. È un elemento fondamentale della composizione architettonica; essa sporge dal corpo centrale della facciata, diventando perno visivo dell’intera costruzione, segnalando al mondo il nuovo ruolo dell'edificio come sede del Parlamento della Germania riunificata. Dal punto di vista visivo si armonizza con la facciata e bilancia il suo volume con il prolungarsi a forma di torre dei lati della facciata. È una struttura che già da lontano comunica i temi di leggerezza, trasparenza, permeabilità e dimensione pubblica con cui è stata concepita. Ha un’altezza di 23,5 mt ed un diametro di 40 mt; pesa 1200 t di cui 700 per la struttura d’acciaio, ed è rivestita da due strati di vetro. L'intradosso è percorso da due rampe gemelle elicoidali che conducono alla terrazza panoramica posta sopra l'aula parlamentare, elevando simbolicamente i cittadini su un piano superiore a quello sul quale siedono i loro rappresentanti. Per questi motivi, l’elemento visivamente più sorprendente dell’edificio, si è trasformato rapidamente nel simbolo della nuova Germania. Ma oltre che elemento simbolico, essa è anche elemento funzionale in quanto illumina e ventila la sala parlamentare, sostiene la struttura della terrazza panoramica e contiene le cellule fotovoltaiche previste dal programma di risparmio energetico. La cupola è anche l'elemento chiave per le funzioni ecologiche del "light sculptor", una scultura luminosa a forma di tronco di cono capovolto che, largo 2,5 mt alla base inferiore e 16 mt alla base superiore, perfora il soffitto della sala parlamentare e si estende verso l’alto fino a raggiungere la sommità della cupola. Ha un peso di 300 t, è rivestito di 360 specchi di vetro altamente riflettenti ed è munito di uno schermo mobile automatizzato, alimentato da cellule fotovoltaiche, che regola la penetrazione del calore e della luce solari. Il tronco di cono gioca un ruolo importante anche nel sistema naturale di ventilazione interna, estraendo l'aria calda al livello alto, mentre i ventilatori assiali e gli scambiatori di calore riciclano l'energia proveniente dall'aria residua. (testo e immagini di Pierluigi ARSUFFI, tutti i diritti riservati)