Oswald Mathias UNGERS, Wohnanlage am Lützowplatz, Berlin-Tiergarten, 1979-1983 (demolito 2013)




Il primo sviluppo urbanistico dell’area attorno a Lützowplatz è avvenuto sulla base del Piano Hobrecht del 1859/60. Nel decennio successivo venne ricavata l'area della piazza. Nel 1869 le fu dato il nome in onore del barone Ludwig Adolf Wilhelm von Lützow. Nel 1900 il paesaggista Mächtig ne curò l’aspetto naturalistico. Negli anni la piazza assunse un aspetto signorile e si circondò di eleganti edifici residenziali e commerciali; l'area era abitata dalla classe media borghese, da artisti e da personalità importanti. La II Guerra mondiale ha quasi completamente distrutto l’intera area. La pianificazione degli anni 1950/1960 trasformò la piazza, in precedenza dalla forma rettangolare, in uno snodo stradale sovradimensionato, trascurando completamente la sua immagine architettonica storica. Da quel momento perse tutte le altre qualità tipiche di una piazza urbana. Sul lato occidentale venne aperta l’arteria stradale a otto corsie della Schillstraße, mentre su quello meridionale venne ampliata la Einemstraße. La pianificazione urbanistica della Lützowplatz, nel corso degli anni Ottanta, ha stabilito l’eliminazione di alcune superfici stradali in quanto eccessivamente sovradimensionate. L’IBA 84 indisse un concorso di idee inteso a restituire alla piazza il suo carattere urbano e pubblico. Nel 1978 Ungers venne incaricato di elaborare un insediamento residenziale in grado dare una soluzione al lato occidentale della piazza, in modo da completare il lato tra Wichmannstraße a sud e Lützowufer a nord di un isolato distrutto durante la II Guerra mondiale e lasciato incompleto. Sul lato orientale hanno operato architetti come Botta, Cook e Schultes. Nel 1983 seguì la parziale riduzione dell’immissione della Einemstraße nella Schillstraße con la trasformazione a verde dell’area ottenuta. L’area centrale a verde fu eseguita secondo il progetto dei paesaggisti Müller/Knippschild/Wehberg. Nel 1986-1987 seguì l’ampliamento dell’Hotel Berlin su Einemstraße costituito da un blocco edilizio continuo che chiuse il lato meridionale della piazza.

WONHANLAGE AM LÜTZOWPLATZ, Block 220, 1979-1983
Con questo intervento Ungers ha avuto l’occasione di sperimentare le sue teorie relative a "La città nella città. Berlino, la città-arcipelago verde" (Grünen Stadtarchipel) con le quali dare una risposta alla situazione presente nella Berlino di quegli anni. Con interventi di questo tipo la città si sarebbe trasformata in un arcipelago di singole parti di alto valore urbano divise da fasce verdi. Il complesso realizzato da Ungers è composto da una lunga stecca a 6 piani sulla Schillstraße, da due corpi laterali su 5 piani rivolti sulle vie laterali Wichmannstraße e Lützowufer e da tre ville urbane in elevazione su 4 piani (Stadtvillen). Ungers ha quindi operato una giustapposizione di due tipologie edilizie diverse tra loro, ma entrambe compresenti nella storia edilizia berlinese fin dall’Ottocento. La composizione architettonica è stata studiata in modo che il complesso si chiudesse rispetto alla piazza, e che si aprisse verso l’interno, più tranquillo e appartato, secondo un principio già seguito da Taut a Berlino, in particolare nella Wohnstadt Carl Legien (1928-1930). Alla base del blocco esterno erano previsti passaggi pubblici (non realizzati) che avrebbero accentuato il legame residenza-città. Per mantenere l’uniformità architettonica, le due tipologie sono state risolte con l’uso degli stessi elementi architettonici e materiali. L’edificio in linea si sviluppa senza interruzioni sul filo stradale, quasi una lunga barriera geometrica che protegge le residenze interne dal traffico. È costituito da un basamento in laterizio arretrato alto 2 piani che sostiene il resto del fabbricato intonacato con un colore bianco molto luminoso. La disposizione delle aperture quadrate ed equidistanti produce l’effetto di una facciata uniforme e omogenea la cui orizzontalità è equilibrata delle strette finestre verticali a nastro dei vani scala. Con la sua rigorosa immagine architettonica delimitata da una linea di gronda strutturata dall’alternanza di tetto piano e tetto a falde simili a timpani appuntiti, la facciata pubblica intendeva innalzare la qualità estetica della Lützowplatz. Il lato interno è strutturato su tre gradoni terrazzati; i corpi su Wichmannstraße e Lützowufer hanno coperture piane in modo da adeguarsi agli edifici preesistenti. Nell’area interna viene sviluppato il tema dell’"abitare in modo introverso". La ricca vegetazione presente unisce, pur in piccola scala, gli opposti di città e natura. Lungo il percorso ondulato si affacciano giardini, terrazze, tetti-giardino, spazi gioco. La possibilità data all’inquilino di plasmare liberamente lo spazio verde al piano terra lo ha portato ad una sua maggiore identificazione con l'edificio. L’obiettivo era infatti creare nuove comunità, isole nella città "in cui l’individuo ritrovi la propria libertà". Sull’altro lato sono presenti le ville urbane che riprendono le stesse forme usate nel blocco continuo; la loro immagine architettonica corrisponde esattamente a quella del corpo principale con la sua alternanza di tetto piano e tetto a capanna. L’intero complesso comprende 56 alloggi in edilizia sociale e 28 appartamenti ad affitto ridotto. La zona giorno e le stanze dei bambini sono orientate verso il lato interno più tranquillo. Presentano planimetrie diversificate, 63 sono su due livelli con una superficie che varia da 80 a 110 mq. Tra gli interventi presentati all’IBA, è stato tra quelli maggiormente apprezzati dalla critica internazionale. Il risultato è stato una nuova forma edilizia urbana in cui Ungers ha saputo combinare tra loro intimità della casa e spazio pubblico. Il linguaggio è complesso e ricco di riferimenti storici che vanno dalla tradizione architettonica degli anni Venti, al Neorazionalismo, al Classicismo mediterraneo. Il disegno della facciata, con le sue finestre quadrate, il profilo superiore e la combinazione dei colori, ricordano il Karl-Marx-Hof, Vienna, di Ehn. Malgrado l'importanza assunta nel dibattito architettonico degli anni Ottanta, l’intero complesso è stato demolito nel 2012/13. Al suo posto verrà realizzato un grande complesso terziario e residenziale. (testo e immagini di Pierluigi ARSUFFI, tutti i diritti riservati)