Hans KOLLHOFF, Wohnbebauung am Luisenplatz, Berlin-Charlottenburg, 1983-1987
Complesso residenziale realizzato da Kollhoff all’interno di un’area di intervento più ampia, delimitata da Charlottenburger Ufer, Lohmeyerstraße, Otto-Suhr-Allee e Luisenplatz, divisa
al suo interno dalla Eosanderstraße. L’obiettivo urbanistico era quello di rivitalizzare questo isolato, lasciato per anni tra spazi abbandonati ed edifici fatiscenti distribuiti
in modo disordinato. L’architetto mostra il suo interesse verso l’integrazione tra nuovo ed esistente. Rispetto ai contemporanei interventi IBA, impegnati a ricostruire la cortina
edilizia lungo il perimetro degli isolati storici, il suo intervento, composto da tre unità, si sviluppa normalmente al perimetro, riempiendo vuoti interni e appoggiandosi, in più punti, a corpi edilizi
preesistenti. Esso penetra nella profondità dell’isolato, partendo dal viale Otto-Suhr-Allee, per poi proseguire al di là di Eosandersstraße in due corpi minori
che raggiungono le rive della Spree. L’intervento ha valorizzato il lato orientale di Luisenplatz, con edifici caratterizzati da un linguaggio moderno, ma senza creare
fratture con le preesistenze. Viste da lontano, le tre nuove unità edilizie danno l'impressione di essere un lungo corpo in linea omogeneo, invece sono sfalsate e separate tra loro
dalla via interna. Seguendo la tradizione, i corpi sono stratificati in basamento, elevato, piano di copertura. Il basamento contiene alloggi in duplex dotati di scala esterna
individuale e ballatoio comune. Il corpo centrale, alto quattro piani, è reso completamente trasparente mediante una vetrata leggermente aggettante sostenuta da un esile telaio
metallico. Dietro le vetrate si affacciano gli ampi giardini d’inverno dei singoli appartamenti, esplicito richiamo alla tradizione berlinese. Invece che nel tipico piano arretrato,
essi terminano in alto con un’insolita copertura "galleggiante" in calcestruzzo, dalla forma corbusiana simile ad
una grande ala d’aereo, sostenuta da sottili setti murari equidistanti, tra i quali sono stati ricavati monolocali. Il corpo in linea più lungo, che dal viale si sviluppa fino alla via
interna, ha un andamento leggermente ricurvo in modo da adeguarsi sia ai corpi di fabbrica preesistenti sia al percorso pedonale su cui si affaccia. Alla sua base è stato ricavato
anche un porticato in cemento armato che simula l’ingresso ad una corte, in realtà inesistente. Il lato stretto su Otto-Suhr-Allee, alla cui base sono ospitati piccoli negozi,
si caratterizza per la presenza di balconi ricurvi, che citano elementi dell’edilizia espressionista berlinese anni Venti. I due corpi minori hanno invece un andamento lineare; sono
separati tra loro, ma disposti in modo da simulare un unico edificio; in realtà "intersecano" un corpo irregolare composto da frammenti superstiti di edifici precedenti. L’unità più
a nord si affaccia sulla Schlossbrücke entrando in rapporto dialettico con un braccio del Castello di Charlottenburg. Oltre ai giardini d’inverno, anche i materiali utilizzati si
rapportano alla tradizione berlinese, in particolare il klinker scuro. Questo materiale, che ricopre le superfici esterne con tonalità che vanno dal blu-viola al rosso scuro,
diversifica in modo netto il nuovo intervento da quelli limitrofi ad intonaco. Il suo colore scuro, inoltre, fa risaltare, per contrasto, il bianco luminoso dei setti superiori e il
grigio della copertura. I tre corpi edilizi non formano alcuna corte interna, ma tra l’unità dal fronte concavo e l’edificio perimetrale sulla Luisenplatz, è stato ricavato uno spazio
pubblico protetto dal traffico, accessibile da più ingressi. Se l’uso del klinker si collega alla tradizione berlinese da Mendelsohn e Poelzig, le severe forme architettoniche
sono ancora quelle della tradizione classica moderna, lontane sia da quelle storicistiche sia da quelle postmoderne presenti in vari interventi promossi daell’IBA. Per gli stretti rapporti che
il nuovo complesso ha instaurato col contesto, insieme ai contemporanei interventi IBA, questa proposta di Kollhoff ha contribuito a determinare il definitivo superamento della
pianificazione urbanistica funzionalista. Utilizzando forme e materiali sia della tradizione sia del classico moderno, Kollhoff è riuscito a conferire al suo intervento
un aspetto più "urbano" e "senza tempo". (testo e immagini di Pierluigi ARSUFFI, tutti i diritti
riservati)