Bruno TAUT, Hufeisensiedlung, Berlin-Britz, 1925-1931






Insediamento residenziale commissionato a Taut tramite l’assessore all’urbanistica Wagner. Venne realizzato su un’area periferica priva di preesistenze. La planimetria non fu concepita a priori, ma partendo dalla topografia del terreno, caratterizzato al centro da un avvallamento. Proprio attorno a questa conca centrale è stato disposto un edificio a tre piani lungo ben 350 mt, la cui forma a ferro di cavallo ("Hufeisen") ha dato il nome al quartiere. Il prospetto di questo lungo blocco è reso meno monotono dalla ripartizione cromatica (blu, grigio, rosso bruno) delle parti che lo compongono e dalla presenza di passaggi a livello stradale. Gli appartamenti sono strutturati tenendo conto dei recenti studi sull’existenzminimum; sono muniti di piccoli balconi e ogni unità ha il proprio giardinetto. Nella corte centrale è stato sistemato un parco pubblico con al centro un laghetto artificiale. Oltre che fulcro dinamico dell’insieme, quest’area è anche centro della vita comunitaria dei residenti. In essa convergono a raggiera le stradine interne del quartiere, il cui andamento irregolare asseconda le pendenze naturali del terreno. Lungo la Fritz-Reuter-Allee l’architetto dispose due lunghi blocchi a tre piani strutturati in 32 unità abitative uguali tra loro. Vennero dipinti con un colore rosso porpora, colore così intenso che forse allude all'inclinazione socialista della GEHAG (committente dell’insediamento), del governo berlinese e di Taut stesso, e per questo motivo venne battezzato "Fronte rosso", quasi a simboleggiare la difesa del quartiere operaio interno. Il fronte è intenzionalmente rivolto verso la preesistente Siedlung Eierteich, il quartiere borghese della DeGeWo formato da case a schiera in stile storicizzante, che si trova sull'altro lato del viale. Il fronte è interrotto unicamente dall’ingresso principale alla grande corte-giardino a ferro di cavallo. Questa "muraglia" è ritmicamente scandita dalla presenza delle torri dei vani scala, che evitano la monotonia di un fronte altrimenti eccessivamente compatto. Anche su Parchimer Allee e Blaschkoallee, gli altri lati che formano il perimetro dell’insediamento, sono presenti lunghi edifici in linea con coperture piane, il cui purismo geometrico è attenuato da una forte sensibilità coloristica, attenta a dare identità a ogni singola unità. Alle spalle dell’edificio centrale, il complesso segue la pendenza del terreno, dando vita ad una piazzetta romboidale allungata delimitata da case a schiera. Nei lotti interni sono invece riprese le caratteristiche tipiche della città-giardino. Qui sono presenti lunghe schiere con edifici convenzionali a 2 piani, con disposizioni sfalsate e asimmetrie, tetti a falde inclinate, piccolo orto privato, balconcino, mentre la rete stradale si compone di vie non parallele tra loro, in modo da evitare monotonia e uniformità. Per migliorare la qualità della vita, spazio pubblico e privato si integrano reciprocamente. Il verde dei giardini privati continua in quello pubblico, mentre balconi e logge si aprono sulle aree verdi, in particolare sul parco centrale. L’aspetto estetico e l’interesse psicologico sono accentuati da un attento studio dei colori primari (blu, giallo, rosso) con cui sono dipinte le unità edilizie. Alla fine l’intervento di Taut e Wagner si componeva di ben 1.024 abitazioni. Non fu però possibile applicare la razionalizzazione dei metodi costruttivi richiesta da Wagner; le abitazioni furono realizzate tutte in mattoni. A causa degli affitti troppo elevati, i lotti centrali immersi nel verde non furono abitati da famiglie operaie, ma da impiegati e funzionari. Nel corso degli anni Trenta l’insediamento si amplierà ulteriormente, ma con monotoni edifici pluripiano con tetti piani, disposti parallelamente tra loro. Nel suo insieme si è comunque trattato di una vera e propria rivoluzione urbanistica che ha contribuito a cambiare il concetto dell’abitare nella città industriale. L’insediamento è ancora oggi considerato il simbolo della politica edilizia della Repubblica di Weimar e uno degli esempi più significativi del Razionalismo tedesco. È stato restaurato negli anni Ottanta, e, dal 2008, è Patrimonio mondiale dell’UNESCO. (testo e immagini di Pierluigi ARSUFFI, tutti i diritti riservati)